Ricasoli: una pietra miliare del vino italiano

Insieme all’unità d’Italia, a metà dell‘800, vengono messi a punto anche due dei vini più rappresentativi della tradizione enologica nazionale; a farlo, sono i due primi ministri dell’Italia unita. In Piemonte, Camillo Benso Conte di Cavour partecipa attivamente alla nascita del Barolo, mentre in Toscana il Barone Bettino Ricasoli, nella tenuta del Castello di Brolio, detta la ricetta del Chianti

Il Castello di Brolio

Il territorio chiantigiano è sempre stato, fin dal Medioevo, un territorio di battaglia, conteso soprattutto fra le due città toscane che lo delimitano: Firenze e Siena.

Castello di Brolo

Molti dei castelli medievali, alcuni dei quali si possono ancora ammirare sulla sommità delle colline del Chianti, avevano una funzione militare; uno dei più suggestivi, ancora oggi visitabile è il Castello di Brolio dei Baroni Ricasoli, che sono sempre stati alleati di Firenze. Il Castello di Brolio rappresentava l’ultimo avamposto fiorentino in difesa del territorio chiantigiano nei confronti di Siena. Grazie ai Baroni Ricasoli questo Castello imponente diventò anche una delle prime tenute agricole impegnate a fare vino nel Chianti. Oggi la proprietà del Castello di Brolio si estende in gran parte del comune di Gaiole in Chianti, nel cuore della denominazione del Chianti Classico. E Ricasoli è uno dei più grandi produttori di Chianti Classico.

La Ricetta del Chianti

Forse non c’è città in Italia, che non abbia una via, un corso o una piazza dedicata a Bettino Ricasoli, conosciuto anche come Barone di ferro e secondo premier dell’Italia unita. Ma il Barone Bettino Ricasoli per gli amanti del vino è noto per aver scritto la “ricetta” del Chianti. Infatti all’impegno politico, Bettino Ricasoli affiancò l’attività di imprenditore agricolo, gestendo la proprietà del Castello di Brolio e la produzione del vino. Fu lui, nel 1872, a mettere per iscritto la formula vincente per fare il miglior Chianti possibile, mettendo insieme 3 uve, due rosse e una bianca:

“Il vino riceve dal Sangioveto la dose principale del suo profumo e una certa vigoria di sensazione; dal Canajolo l’amabilità che tempra la durezza del primo senza togliergli nulla del suo profumo, per esserne pur esso dotato; la Malvasia tende a diluire il prodotto delle prime due uve, ne accresce il sapore e lo rende più leggero e più prontamente adoprabile all’uso della tavola quotidiana.”

Molte cose sono cambiate da allora e anche il vino non è più fatto in quel modo. Ma per almeno un secolo quelle sue raccomandazioni sono state prese alla lettera come una vera a propria “ricetta” per fare il Chianti in Toscana.

Ricasoli e il vino toscano contemporaneo

Oggi a capo dell’azienda si trova Francesco Ricasoli, discendente del Barone Bettino. Con Francesco l’azienda ha saputo trasformarsi in impresa moderna, mantenendo un forte legame con la storia.

Francesco ha investito nello studio scientifico dei terreni, compiendo un progetto di zonazione della proprietà, fra le più estese di tutto il Chianti. Ha anche dotato l’azienda di un laboratorio di analisi e ricerca interno di alto livello. Ha diversificato la produzione con una gamma che comprende vini tradizionali e vini innovativi.

I vini tradizionali di Ricasoli

La tradizione è rappresentata dal Chianti Classico con una serie articolata di etichette, che soddisfano tutti i gusti! 

Il Chianti Classico d’annata è prodotto in due versioni. La prima, chiamata “Brolio”, ha gusto tendenzialmente rotondo ed equilibrato grazie al contributo di merlot e cabernet nell’uvaggio col sangiovese. Al contrario la seconda, in etichetta “Brolio-Bettino”, punta solo su vitigni locali (sangiovese con un pizzico di colorino), ed ha un gusto vibrante e asciutto. 

Per le occasioni speciali e per accompagnare piatti importati, meglio optare per la Riserva Brolio, che è prodotta con sangiovese, cabernet e merlot ed affinata oltre un anno in botti di varie dimensioni. Infine, la massima espressione di Chianti Classico della proprietà è rappresentata dalle 2 etichette di Gran Selezione. 

La prima Gran Selezione è “Colledilà” ed è prodotta da solo sangiovese, raccolto in una singola vigna vocata (quello che i francesi chiamerebbero “Grand Cru”). È un vino dal carattere elegante e minerale, un atto d’amore nei confronti del vitigno toscano per eccellenza. La seconda Gran Selezione, in etichetta “Castello di Brolio”, è prodotta affiancando al sangiovese anche un po’ di merlot e cabernet. La Gran Selezione Castello di Brolio colpisce per la potenza gustativa, il volume di bocca e la ricchezza aromatica, a cui contribuiscono i vitigni francesi.

Infine non può mancare un Vin Santo, che matura per ben 7 anni in piccoli caratelli di rovere.

I vini innovativi

Molto interessanti sono i vini che esulano dalla tradizione chiantigiana, ma che orami fanno parte del patrimonio toscano a tutti gli effetti. Fra questi spicca un merlot in purezza, il “Casalferro”. È un vino che esalta la proverbiale fruttosità e avvolgenza del merlot, senza rinunciare alla sapidità e al carattere fermo del terroir di Gaiole in Chianti. 

Sorprende infine un grande vino bianco, prodotto in terra di rossi: il Torricella. È un mix di chardonnay e sauvignon blanc, gustoso e saporito, capace anche di invecchiare come un rosso!

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